Un’astaonline e un micro-blog incentivano la raccolta fondi.Valorizzando le community.
Un’asta stile eBay, una community modello Facebook, in una piattaforma che finanzia progetti sociali. Così nasce Rete Tosta, business sociale che punta a fare incontrare sul web donatori e organizzazioni non profit.
A partire dagli anni 80, un gruppo di amici si ritrova periodicamente per divertirsi, con un’asta amichevole di beneficenza, l’Asta Tosta. E il ricavato viene destinato direttamente a progetti in Africa. «Due anni fa ho deciso di riprendere questa nostra idea sfruttando internet», spiega Marcello Tridapali, ex antiquario, che assieme alla moglie si è buttato in questa impresa sociale che incentiva la raccolta fondi a favore di Onlus.
Una volta iscritti alla community gli utenti possono scegliere di donare un bene e metterlo all’asta e/o di acquistare oggetti donati da altri. Il donatore indica una base d’asta, gli altri utenti rilanciano fino all’offerta più alta. A questo punto, il donatore si impegna a cedere l’oggetto all’acquirente, il quale destina la somma al progetto sociale prescelto, attraverso l’Associazione Rete Tosta Onlus. Viene devoluto il 100%, senza commissione. Il meccanismo incentiva la cultura del riuso (gli oggetti superflui tornano a essere utili) e della donazione. Il donatore riceve crediti virtuali, che può spendere quando deciderà di comprare all’asta. Inoltre le Onlus, anche le più piccole, sono coinvolte a presentare progetti in modo convincente.
Un Comitato etico composto da Roberto Randazzo e Giorgio Fiorentini, docenti dell’Università Bocconi e Francesca Mineo, consulente per le organizzazioni non profit valuta i progetti in base a requisiti minimi (la forma giuridica di Onlus, il bilancio, la quota di spese). Sarà la community a decidere i progetti ritenuti più interessanti.
Le Onlus hanno tutto l’interesse a farsi conoscere con trasparenza e l’Associazione ReteTosta organizza viaggi e visite per verificare l’esito dei progetti.
AstaTosta che sarà presentata all’Hub di Milano il 31 marzo sfrutta quindi le potenzialità della community: la partecipazione, il fare qualcosa assieme, magari divertendosi.
Come in Facebook ci sono Amici e nella community si stringono alleanze sui progetti in una sorta di competizione benefica, con tanto di classifiche che attribuiscono una sorta di rating di partecipazione. «Vogliamo coinvolgere, per esempio, anche le società sportive – spiega Tridapali – I calciatori potrebbero donare i loro cimeli. E il ricavato potrebbe andare alle Fondazioni onlus delle stesse società o a progetti che gli stessi calciatori desiderano sostenere».
Potenzialmente AstaTosta potrebbe essere interessante anche per aziende che vogliano coinvolgere i dipendenti e collaboratori in progetti sociali, in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa. Settore al quale guarda FundCauses, microblog che promuove le buone cause sfruttando il passaparola tra i milioni di utenti dei più noti social network. Entro quest’anno Gioia Feliziani, giornalista sociale convertita alla comunicazione sul web, lancerà la piattaforma tecnologica per integrare le cause sociali e la sponsorship delle aziende.
AlessiaMaccaferri
alessiamaccaferri.nova100.ilsole24ore.com
Fonte: http://www.fundcauses.com/blog/it/wp-content/uploads/2010/03/SoleFC.pdf
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